venerdì 16 gennaio 2009

La destra religiosa americana tra Bush e Obama

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La destra religiosa americana tra Bush e Obama

di Luca Ozzano*

1. Religione e politica negli USA

In questo inizio di XXI secolo, la religione appare stabilmente una componente centrale del dibattito politico americano. Quando è iniziato questo influsso? In senso lato, il discorso religioso (a livello simbolico e retorico) è inscindibilmente associato al patriottismo americano dalle origini stesse della nazione. Questo fenomeno è stato descritto da Robert Bellah con il termine rousseauiano “religione civile” (civil religion), ovvero quel collante di idee religiose comuni a tutte le tradizionali confessioni americane (dai protestanti ai cattolici, dagli ebrei ai mormoni) che sta alla base della nazione americana ed è celebrato quotidianamente nella retorica politica.

In senso stretto, tuttavia, la religione in quanto forza organizzata ha fatto il proprio ingresso nella politica americana in tempi relativamente recenti. Dopo una breve mobilitazione del nascente movimento fondamentalista negli anni immediatamente successivi alla Prima Guerra Mondiale1, le istanze della destra religiosa rimasero in uno stato di quiescenza per diversi decenni. Tuttavia, l’idea propugnata da alcuni studiosi che l’America si fosse veramente secolarizzata si dimostrò errata. Semplicemente, non esistevano ragioni abbastanza forti perché il sentimento religioso conservatore venisse alla superficie, in un paese che sotto molti punti di vista rimaneva ancorato ai suoi principi tradizionali.

Il secondo dopoguerra cambiò questo stato di cose, in seguito a profonde trasformazioni socioeconomiche, che da un lato mutarono in peggio lo status sociale di larga parte della classe media bianca, dall’altro introdussero – con il movimento per i diritti civili – nuove domande sulla scena politica.

Questo riorientamento della cultura e della mentalità americane si consolidò, fra gli anni ’60 e gli anni ’70, prima con la protesta contro la guerra in Vietnam, e poi con una serie di sentenze della Corte Suprema che incisero profondamente su diversi aspetti della vita sociale legati alla sfera morale e personale. La Corte, compiendo per via giudiziaria quanto nessuna maggioranza politica sarebbe probabilmente stata in grado di realizzare, decretò, nel caso Engels v. Vitale (1962), l’incostituzionalità della preghiera e, in Schempp v. Murray (1963), l’incostituzionalità della lettura della Bibbia nelle scuole pubbliche; ma, soprattutto, nel celeberrimo caso Roe v. Wade (1973), stabilì l’incostituzionalità delle norme che vietavano l’interruzione volontaria di gravidanza in base al diritto alla privacy.

Queste innovazioni – percepite dalla popolazione dell’“America profonda” come un attacco portato dalle élites secolarizzate ai valori tradizionali e all’ordine sociale e familiare – provocarono una reazione spontanea, che si tradusse, già all’inizio degli anni ’70, nella nascita di numerose associazioni di base. Le élites e il mondo dei media si accorsero poi dell’esistenza di una vasta fetta di America non laicizzata nel 1976, quando venne eletto alla Presidenza il democratico Jimmy Carter, che pur essendo politicamente progressista apparteneva a quel mondo religioso evangelical comunemente stereotipato come patria di bifolchi illetterati. Questa scelta politica di segno democratico – in completa antitesi rispetto alle attuali tendenze elettorali – si spiegava con il tradizionale ancoraggio nel sud conservatore del partito di Carter, che solo negli anni ’60 con Kennedy aveva mutato in senso progressista il proprio programma.

2. Nascita ed evoluzione della destra cristiana

Anche il Partito Repubblicano (che a sua volta si andava trasformando in senso conservatore) comprese la rilevanza di un bacino di voti fino allora poco considerato. Furono alcuni suoi esponenti, infatti, a creare alla fine degli anni ’70 l’embrione di quella che oggi conosciamo come Christian Right, coinvolgendo nella lotta politica importanti telepredicatori e ideologi cristiani conservatori come Jerry Falwell, Pat Robertson e Tim LaHaye, e inducendoli a creare importanti organizzazioni di base, fra le quali la più potente e celebre, almeno fino agli anni ’80, fu la Moral Majority di Jerry Falwell. Ebbe così inizio, proprio negli anni del boom reaganiano, la prima stagione di mobilitazione della destra cristiana, caratterizzata da un forte attivismo di base fondato sulle reti religiose, da un linguaggio poco attento al politically correct e dall’impegno su questioni ritenute fondamentali per la sopravvivenza dell’America: le lotte contro l’aborto, contro l’Equal Rights Amendment (che intendeva affermare la parità dei sessi a livello costituzionale), contro i diritti degli omosessuali, contro l’insegnamento dell’evoluzionismo e i programmi di educazione sessuale; le battaglie in favore della preghiera nelle scuole; l’appoggio incondizionato a Israele.

In questi anni, la Christian Right agiva principalmente fuori dalle sedi istituzionali, facendo pressione sulla politica con l’attivismo di base e trovando appoggio a Washington in quei politici vicini, per cultura ed educazione, ai suoi valori (come lo stesso Ronald Reagan). Questa strategia non portò tuttavia a risultati di rilievo.

Le cose cambiarono profondamente con la seconda stagione di mobilitazione, seguita agli scandali e alla crisi della seconda metà degli anni ’80 e incentrata sulla Christian Coalition di Pat Robertson. La nuova filosofia del movimento (esemplificata dalla figura di Robert Reed, giovanissimo e spregiudicato lobbista repubblicano chiamato da Robertson a dirigere l’organizzazione di punta) era incentrata su: a) un network di attivisti politici non più basato direttamente sulle reti delle congregazioni religiose; b) un’apertura a più ampie sezioni del mondo religioso cristiano; c) una rosa di temi più ampia, che accanto alle questioni identitarie proponeva temi più tangenzialmente legati alla religione, come ad esempio la richiesta di un taglio delle tasse per le famiglie; d) un linguaggio meno minaccioso mutuato dalla controparte liberal (ad esempio, la lotta contro i diritti degli omosessuali divenne lotta contro “diritti speciali” per specifiche categorie di persone; la battaglia a sostegno della preghiera nelle scuole un impegno a favore della libertà religiosa).

Fu proprio in questi anni che ebbe luogo, a partire dal livello locale, l’infiltrazione della destra cristiana nel Partito Repubblicano (del quale il movimento avrebbe di fatto preso il controllo, nel giro di pochi anni, in almeno 1/3 degli stati americani). Se questo attivismo non fu immediatamente percepibile a livello nazionale, lo divenne con la convention repubblicana per le presidenziali del 1992: il movimento riuscì a portare un numero notevole di delegati (secondo alcuni studiosi il 40% del totale), riuscendo a svolgere un ruolo di primo piano nella redazione del programma elettorale di George Bush padre (e del suo vice Dan Quayle, uno dei politici tradizionalmente vicini al movimento).

La destra cristiana, che negli anni successivi partecipò in modo attivo alla lotta per l’impeachment di Clinton, non ottenne grandi risultati nemmeno in questa seconda fase di mobilitazione. Fu con le elezioni del 2000 che essa giunse a giocare un ruolo decisivo per la politica americana (e, in qualche modo, per le sorti del mondo), gettando tutto il proprio peso nella lotta per le primarie repubblicane fra George W. Bush e John McCain. Nel sostenere il primo (ritenuto “uno dei nostri” dal movimento, secondo le parole degli stessi suoi leader), la strategia della destra cristiana giunse alla diffamazione di McCain (che venne presentato come un pericoloso attivista pro-choice in materia di aborto, quando gli stessi rapporti della Christian Right segnalavano una sua attività parlamentare del tutto consona alle istanze del movimento). La religione giocò poi un ruolo di primo piano anche nella successiva campagna presidenziale, che avrebbe condotto alla strettissima e contestata vittoria del Governatore del Texas.

3. Al potere con Bush

Con l’elezione di Bush alla Casa Bianca, il percorso di istituzionalizzazione della Christian Right poteva dirsi concluso: non solo essa aveva un “proprio uomo” alla Casa Bianca come Presidente2; uno dei suoi esponenti politici di riferimento, John Ashcroft (la prima scelta del movimento all’inizio delle primarie repubblicane) era Ministro della Giustizia, mentre diversi altri ministri – e il nuovo leader della maggioranza repubblicana al Congresso, Tom DeLay – erano noti per la loro vicinanza alla destra cristiana. Un cambiamento era percepibile a livello culturale e comportamentale, visibile nel nuovo stile di vita della Casa Bianca, improntato alla cultura del protestantesimo evangelical di matrice conservatrice.

Sebbene anche da questa amministrazione il movimento non abbia ottenuto concessioni sostanziali in termini legislativi, due provvedimenti hanno generato in esso estrema soddisfazione.

Il primo è quello che – ribaltando un’impostazione consolidata – concede finanziamenti pubblici per attività sociali alle cosiddette faith-based initiatives, organizzazioni caritatevoli a base religiosa (di qualunque confessione).

Il secondo – già approvato dal Congresso negli anni ’90 e poi bloccato da un veto di Clinton – vieta la procedura di interruzione di gravidanza nota come partial birth abortion.

Altre iniziative della Presidenza – come il sostegno a un’educazione sessuale basata sull’astinenza anziché sulla contraccezione, ma sopratutto la nomina di giudici conservatori alla Corte Suprema – hanno incontrato grande favore nel movimento.

Il ruolo della destra cristiana in quanto avvenuto dopo gli attentati del 2001, e in particolare nella cosiddetta “guerra al terrore”, è invece più difficile da comprendere e interpretare. Da un lato vi sono effettivamente i toni da crociata fatti propri sia dai vertici istituzionali americani, sia dai vertici del movimento (che hanno in numerose occasioni esaltato le attività belliche americane come preordinate da Dio e si sono scagliati, dopo gli attentati, contro la religione islamica e i suoi seguaci). Tuttavia vi è stata anche un’interpretazione degli attentati del tutto diversa (espressa sia da Falwell sia da Robertson), come punizione divina contro un paese immorale e corrotto.

In generale, gli evangelical hanno esitato nello sposare entusiasticamente le iniziative belliche promosse da Washington e, in qualche caso, hanno preso posizioni apertamente critiche. L’ascesa dei neocon – che a torto vengono talvolta associati alla destra cristiana, pur condividendone il conservatorismo su diverse questioni – ha poi contribuito a limitare l’influenza del movimento sulle politiche dell’Amministrazione Bush (che nel suo secondo mandato ha visto l’allontanamento di Ashcroft e la caduta in disgrazia di diversi esponenti filo-religiosi a seguito di scandali).

4. Una sinistra religiosa?

La Christian Right non è tuttavia l’unica forza religiosa impegnata nella politica USA. Esiste, sebbene in modo meno codificato, quella che gli analisti definiscono “sinistra religiosa” o “sinistra cristiana”. La frattura fra essa e la sua controparte conservatrice si è originata alla fine dell’Ottocento, quando i religiosi liberal adottarono una concezione della religione come fatto prevalentemente morale e personale, collegata con il servizio al prossimo e ai bisognosi (il cosiddetto social gospel), laddove la controparte conservatrice si rifugiava in un reinventato dogmatismo. La sinistra religiosa si è impegnata a fondo, dagli anni ’60, nelle lotte per i diritti civili, con personaggi come Martin Luther King e il più volte candidato alle primarie democratiche Jesse Jackson. Oggi essa condivide con la sinistra del Partito Democratico campagne per un welfare universale, per l’ambiente, contro la guerra in Iraq, ecc. Il rapporto con i democratici laici non è tuttavia sempre sereno, a causa dell’atteggiamento anti-religioso di una parte dell’intellighentzia liberal, ma anche per le riserve di molti religiosi progressisti su questioni come aborto e matrimoni omosessuali (che talvolta spingono alcuni a convergere con la destra in specifiche circostanze, o a votare repubblicano).

Senza dubbio la sinistra religiosa è meno forte e coesa della controparte conservatrice, nonostante la sua influenza sulle più recenti amministrazioni democratiche, da Carter a Clinton, e la presumibile ancor maggiore influenza che avrà sull’amministrazione Obama. Sta probabilmente anche alla leadership democratica rendersi conto della rilevanza di un bacino elettorale troppo poco coltivato dal partito. Questo anche in considerazione del fatto che una parte degli stessi evangelical oggi pare riconsiderare la sua militanza politica a destra. Pur non rinnegando le proprie posizioni su questioni come l’aborto e i matrimoni gay sono molti – in particolare fra i più giovani – coloro che si stanno avvicinando alla sinistra su una vasta gamma di temi, in particolare sulle questioni ambientali, di politica estera e di welfare.

5. La religione nella campagna elettorale del 2008

Nella campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2008, la religione è stata una questione meno centrale che in altre consultazioni (come è risultato evidente anche osservando i dibattiti televisivi fra i candidati alla presidenza); di fede si è parlato soprattutto all’inizio delle primarie, grazie alla candidatura in campo repubblicano del ministro battista Mike Huckabee. L’inatteso successo di quest’ultimo era probabilmente il riflesso della preoccupazione della destra cristiana per i principali candidati in lizza: Mitt Romney perché mormone, e Rudolph Giuliani (come più avanti John McCain) perché considerato troppo liberal. Lo scenario da incubo della destra religiosa era rappresentato, in particolare, dalla prospettiva di Hillary Clinton (detestata dal movimento al pari del marito) candidata democratica e di un candidato repubblicano pro-choice in materia di aborto. In questo caso, diversi leader della Christian Right ventilavano apertamente la possibilità di appoggiare un candidato indipendente per la Presidenza.

McCain, una volta divenuto ufficialmente il candidato repubblicano, ha dovuto faticare per superare le diffidenze della destra religiosa. In questo senso, sono stati efficaci non solo la scelta di Sarah Palin per la vicepresidenza, ma anche numerosi meeting con predicatori e dichiarazioni come quella contro i matrimoni gay in California3. Sforzi che tuttavia potrebbero essergli costati i voti di molti indipendenti a favore di Obama. Quanto a quest’ultimo, durante le primarie è stato al centro dell’attenzione il suo legame con il pastore Jeremiah Wright, di cui sono stati resi noti sermoni bollati come anti-americani (in cui Wright condannava le politiche imperialiste americane, dalle guerre contro gli indiani fino a Hiroshima, affermando che gli USA avevano attirato su se stessi l’11 settembre). Alla fine Obama è stato costretto a prendere le distanze pubblicamente dal religioso e dalle sue idee; così come è stato costretto più volte a smentire le voci (propagandate dalla destra cristiana, ma sostenute in maniera più velata anche da media conservatori come FoxNews) su una sua appartenenza alla religione islamica. In realtà Obama e il suo staff hanno un rapporto con il mondo religioso americano, anche di matrice evangelical, migliore di quello avuto da tutti i principali politici democratici dai tempi di Carter. Ne sono una prova i suoi rapporti con leader come Rick Warren (con il quale ha partecipato ad una campagna anti-AIDS).

In generale è noto che Obama e il suo staff hanno rifiutato l’impostazione tradizionale delle ultime campagne presidenziali democratiche (che rifiutavano esplicitamente il ‘voto cristiano’ in quanto espressione organizzata), per mettere in atto un approccio più morbido e inclusivo.

Tuttavia, è certo che la candidatura di Obama ha fatto affiorare le – talvolta carsiche – tendenze razziste della destra cristiana, che negli stati americani del sud si è spesso accompagnata con gruppi come il Klu Klux Klan e oggi, nelle sue frange più estreme, si sovrappone a fenomeni come i gruppi survivalisti e le milizie locali. Non c’è dubbio che molti esponenti della destra religiosa (così come numerosi altri White Anglo-Saxon Protestant) si sentano minacciati dalla Presidenza Obama: una sensazione amplificata dalla prospettiva di una maggioranza liberal al Congresso.

Nel complesso, è ragionevole ritenere che Obama possa risultare meno sgradito agli evangelical e agli altri cristiani conservatori (purché sia superato lo scoglio dei pregiudizi razziali) di quanto essi stessi sospettino. Forse, una sua Presidenza può rappresentare l’occasione non solo per un clima di maggiore conciliazione, ma anche per un riallineamento “a sinistra” di molti credenti, attirati negli ultimi decenni dalle sirene repubblicane.

Per saperne di più

Naso, P. (2002), God Bless America: Le religioni degli americani, Roma, Editori Riuniti.

Gentile, E. (2006), La democrazia di Dio, Roma/Bari, Laterza, Roma / Bari.

Borgognone, Giovanni, (2004), La destra americana: Dall’isolazionismo ai neocons, Roma / Bari, Laterza.

Tonello, F. (1996), Da Saigon a Oklahoma City: Viaggio nella nuova destra americana, Arezzo, Limina.

Waldman, S. (2006), The Religious Left, in “Slate”, 5 aprile, disponibile sul sito internet www.slate.com/id/2139365/

Right Wing Watch (People for the American Way), http://www.rightwingwatch.org/

* Luca Ozzano insegna Scienza politica all'Università di Torino

[1] Si trattò di una forma di mobilitazione che toccò tangenzialmente il mondo politico nazionale, grazie al ruolo giocato da un importante politico democratico, William Jennings Bryan, nella lotta contro le teorie evoluzionistiche.

2 All’epoca del primo mandato presidenziale di Bush, diversi osservatori considerarono tout court il Presidente come il nuovo leader della destra cristiana. Si tratta di un’opinione apparentemente condivisa, del resto, da alcuni esponenti di spicco del movimento: il già citato Ralph Reed, oggi notabile del Partito Repubblicano in Georgia, dichiarò dopo l’elezione di Bush: “non tiri più pietre all’edificio: ora ci sei dentro”; mentre Gary Bauer affermò, a proposito del ritiro dall’attività pubblica del leader della Christian Coalition Pat Robertson: “Credo che Robertson abbia fatto un passo indietro perché il posto era già occupato”.

3 Questione sottoposta a referendum nello stato della California proprio in coincidenza con le elezioni presidenziali. Molte ballot measures proposte agli elettori nel 2008 riguardavano le questioni care alla destra cristiana (che in molti casi ne è stata la promotrice): oltre alla messa al bando dei matrimoni gay (approvata in Arizona, California e Florida), gli elettori hanno votato proibendo alle coppie gay di adottare figli in Arkansas; rifiutando un bando all’aborto salvo in casi eccezionali in Sud Dakota e un altro sui limiti all’aborto di minorenni in California; rifiutando di inserire nella Costituzione dello stato del Colorado una concezione della vita umana con inizio dal concepimento; permettendo il suicidio assistito nello stato di Washington; e consentendo l’uso delle cellule staminali a scopo di ricerca e quello della marijuana per scopi medici in Michigan (cfr. http://edition.cnn.com/ELECTION/2008/results/ballot.measures/).

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