venerdì 12 settembre 2008

Raid USA in Pakistan

stato canaglia..... no paese amico..... va beh.. ora bombardiamo!
Questa geopolitica.... mah....


http://www.liberazione.it/ pag. 9

Pakistan, dura presa di posizione del neopresidente dopo gli sconfinamenti dei caccia statunitensi

Zardari: «Basta con i raid Usa»

Valeria Fraschetti
New Dehli
A sette anni dall'11 settembre la guerra di Washington contro il terrorismo è tutt'altro che conclusa, si espande. Verso un nuovo fronte, il Pakistan. Gli oltre 70mila militari americani e Nato impegnati in Afghanistan riescono a fare sempre meno contro l'inossidabile resistenza talebana che, secondo l'intelligence statunitense, utilizza alcune aree tribali pachistane di confine per nascondersi e riorganizzarsi. Così il capo di stato maggiore dell'esercito Usa, l'ammiraglio Micheal Mullen, ha annunciato una «nuova strategia militare» che tiene conto «dei due lati della frontiera». Tradotto: il raid avvenuto la settimana scorsa da parte di alcuni soldati americani nel Pakistan del nord, in cui sono state uccise 15 persone, non era un'eccezione. Piuttosto, un amaro assaggio per Islamabad dell'inizio di un'imprecisata serie di violazioni della propria sovranità territoriale.
Stando a quanto riferiva ieri il New York Times , a luglio scorso il presidente Bush in persona ha autorizzato in segreto le forze speciali a fare incursioni terrestri nelle zone di confine pachistane, anche senza il preventivo assenso del governo pachistano. In pratica, Islamabad sarà informata delle operazioni ma i militari Usa non chiederanno il permesso di oltrepassare il confine. Neanche a dirlo, la rabbia del Pakistan ieri non si è fatta attendere e tra Washigton e Islamabad è calato il gelo. Il capo delle Forze armate ha avvertito che le sue truppe impediranno d'ora in poi «non importa a quale prezzo» alle forze straniere di penetrare nel territorio pachistano. «La sovranità e l'integrità territoriale del paese saranno difese e nessuna forza straniera sarà autorizzata a condurre operazioni all'interno del nostro Paese», ha affermato ieri il generale Ashgaq Kayani.. Il primo ministro pachistano Yousuf Raza Gilani ha poi dichiarato che le parole del capo di stato maggiore dell'esercito riflettono pienamente la politica del governo.
In realtà, la reazione di Islamabad arriva quando oramai gli attacchi americani alle aree tribali pachistane sono diventati pressoché quotidiani. Finora però si erano limitati ad essere aerei. Alcuni missili americani sembra abbiano peccato di precisione e nelle ultime due settimane hanno fatto almeno 20 vittime tra la popolazione civile. Non a caso ieri anche l'ambasciatore pachistano a Washington, Hussain Hakkani, è intervenuto sulla questione: «Le azioni unilaterali degli Stati Uniti non aiutano la lotta la terrorismo, piuttosto fanno infuriare l'opinione pubblica».
Prima i droni, ora gli sconfinamenti via terra: è evidente che l'impegno nella lotta al terrorismo dimostrato da Islamabad non sia abbastanza per Washington. E dopo le notizie di ieri, i plausi e l'appoggio della Casa Bianca al neo-presidente pachistano Asif Ali Zardari, eletto la settimana scorsa, sembrano preistoria. Secondo il quotidiano newyorchese, la decisione di sconfinare in territorio pachistano rappresenta uno "spartiacque" nella politica dell'amministrazione americana che negli ultimi sette anni ha tentato di collaborare con Pakistan nella lotta ai talebani e ad Al Qaeda.
Eppure l'impegno nello sradicamento dei miliziani, almeno in termini di vite umane, il Pakistan lo sta pagando. Dal 2002 sono oltre mille i soldati rimasti uccisi nei combattimenti nelle aree tribali. Di civili pachistani, invece, ne sono morti 1.200 solo nell'ultimo anno. Ieri c'è stato l'ennesimo attentato omicida quando una serie di granate sono state scagliate contro una moschea durante l'ora di preghiera. Venti persone sono morte e altri trenta sono rimaste ferite. Mentre le forze di sicurezza pachistane hanno diffuso il loro ultimo bollettino: 20 militanti integralisti islamici uccisi grazie ad un'operazione nella regione di Bajaur, a nord ovest, verso il confine afgano.
Il presidente Hamid Karzai da Kabul si è detto favorevole allo sconfinamento delle truppe americane nel Paese confinante. «Il cambio di strategia è essenziale», ha detto ieri in una conferenza stampa, benché martedì scorso avesse dichiarato al suo omologo pachistano di essere favorevole ad una collaborazione più attiva contro la resistenza talebana. Il presidente Zardari si trova ora nella difficile posizione di dover accontentare le richieste della Casa Bianca in tema di lotta al terrorismo, senza però risultare troppo debole agli occhi della popolazione che mal sopporta le ingerenze americane. In attesa di iniziative forti da Islamabdad, Washigton proprio questa settimana ha annunciato il raddoppio della presenza militare in Afghanistan nei prossimi mesi. I soldati americani e dell'Alleanza atlantica passeranno così da 71 a 134mila.

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