venerdì 12 settembre 2008

In chiesa una targa in memoria dell'esattore boss


In questo articolo sono riportati concetti che sono l'emblema del nostro paese... e della vostra religione!

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In vita fu uno degli uomini più potenti di Sicilia, sempre accanto ai mafiosi. Da morto ha un posto di riguardo nella chiesa di Regina Pacis, la parrocchia della Palermo-bene: una targa ricorda il nome di Ignazio Salvo su un confessionale donato dalla famiglia. «In perpetua benedizione e memoria», è scritto accanto alla cappella del Crocifisso sempre piena di lumini e fedeli in ginocchio.

Forse in punto di morte, il 17 settembre 1992, mentre i killer di Totò Riina gli sparavano, anche il potente esattore di Salemi avrà invocato Dio. Ma per la giustizia italiana Ignazio Salvo resta un condannato per mafia e assieme al cugino Nino è il simbolo di una drammatica stagione. Per questo alcuni parrocchiani di Regina Pacis non hanno mai gradito quella presenza ingombrante in chiesa. E adesso hanno deciso di segnalare il caso. Dice la targa sul confessionale: «Dono di fede e d´amore di Giuseppa Puma e dei figli in perpetua benedizione e memoria di Ignazio Salvo. Ad maiorem dei gloriam. 24 giugno 2004».

Nella «memoria» di Ignazio Salvo, arrestato col cugino nel 1984, ci sono le parole dell´allora giudice istruttore Giovanni Falcone, che nella sentenza-ordinanza del maxiprocesso scriveva: «I Salvo si sono avvalsi della mafia per raggiungere posizioni di potere di assoluto rilievo e hanno costituito uno dei fattori maggiormente inquinanti delle istituzioni della Sicilia». Rivelò Buscetta: «Sono uomini d´onore della famiglia di Salemi, come tali mi sono stati presentati da Stefano Bontade».

Quei rapporti con la mafia perdente avevano fatto temere i Salvo durante l´offensiva scatenata dai "corleonesi" Riina e Provenzano contro i "palermitani" Bontade e Inzerillo. Ma i potenti titolari delle esattorie siciliane superarono anche quel momento, riciclandosi presto con i nuovi potenti. Fino a quando le indagini del pool di Falcone e Borsellino li travolsero. Ignazio Salvo si difese: «Non sono un mafioso». Ma in primo grado fu condannato a sette anni, in appello a tre. Il cugino Nino morì prima della sentenza, nel suo letto. Ignazio Salvo fu ucciso dai killer delle cosche. Dicono i pentiti: «Salvo era un altro dei politici legati a Cosa nostra, e anzi di essa facente parte, che non era riuscito ad aggiustare il maxiprocesso».

Il parroco di Regina Pacis, Aldo Nuvola, dice: «La signora Puma, vedova Salvo, fa parte del gruppo dei neocatecumenali ed è una straordinaria animatrice della Caritas, che si prende cura dei poveri di tutta la città. Alla chiesa ha fatto davvero tante donazioni: lei, che è anche un´artista, ha dipinto tutte le stazioni della nostra Via crucis. Quando arrivai in parrocchia, non sapevo che fosse la moglie di Ignazio Salvo. Il giorno che si pose il problema di acquistare un nuovo confessionale, lei si fece avanti. Mi chiese solo quella targhetta in memoria del marito. Solo dopo tempo qualcuno mi fece notare che era la persona che aveva avuto vicissitudini giudiziarie. Chiesi comunque autorizzazione all´arcivescovo De Giorgi per la donazione, che era cospicua, circa ottomila euro».
Spiega il parroco: «La famiglia Salvo sostiene che il proprio congiunto fu vittima di una persecuzione giudiziaria. Cosa possiamo dire noi? La nostra posizione deve essere sempre equanime». Aggiunge: «Che fastidio può fare quella targhetta? Ormai Ignazio Salvo è morto». Cosa rispondere allora a chi ha espresso disagio? «Per carità - dice - noi facciamo tutto alla luce del sole. Parliamone. Decidiamo assieme sul futuro di quella targa».

A Regina Pacis tutti conoscono la generosità della signora Puma. La domenica delle Palme i rami di ulivo per la processione arrivano direttamente dalla tenuta dei Salvo, a Salemi. Dice una parrocchiana: «Se in vita fu un peccatore, beh, adesso il suo nome è su un confessionale, la porta verso il cielo. Non vedo nulla di strano». Ma in cielo Ignazio Salvo si è portato molti segreti: quelli sulle complicità eccellenti fra mafia e politica, quelli sul suo patrimonio occulto che le indagini non sono mai riuscite a scovare.

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