mercoledì 3 settembre 2008

La guerra d'Ossezia è nata in Kosovo

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La guerra d'Ossezia è nata in Kosovo - 19/08/08
di Ennio Remondino

Deve essere il vizio delle guerre di Ferragosto quello di intorpidire, col caldo, anche la memoria. Il famoso e poco elegante “l'avevamo detto”. Di Abkazia e Ossezia del sud si parlava già dal 2004 a Pristina, Kosovo. Le polemiche attorno alla dichiarazione unilaterale d'indipendenza del Kosovo albanese, che stavano preparando gli Stati Uniti col sostegno di un bel pezzo di Unione Europea. Per aiutare la memoria incerta, ricorro a fonti indubitabili (Pagine di Difesa). “La comunità internazionale deve accogliere dei principi unici e universali nella soluzione dei problemi interetnici […] Perché se il Kosovo può diventare indipendente non potrebbero diventarlo l'Abkazia e l'Ossezia del sud?” A parlare era l'allora presidente russo Vladimir Putin. Il premier del 2008, dopo l'intervento militare georgiano contro l'Ossezia del sud, non poteva certo smentirsi. Storia già scritta, questa guerra estiva, preannunciata nei dettagli, ad ammonire l'amministrazione americana che la politica dei “due pesi e due misure” non andava bene per i Balcani ma, sopratutto, non poteva permettersela nel Caucaso ex sovietico ricco di gas e petrolio. Ricordo il titolo sulle dichiarazioni di Putin fatto allora dal quotidiano belgradese Politika: “Dico Kosovo, penso Caucaso”. A Washington qualcuno era distratto.

Secondo scherzo della poca memoria da calura ferragostana. Fine dicembre 2004, titolo del Manifesto: “Arancione a stelle e strisce”. Il resoconto di una mia intervista televisiva a Stanko Lazendic, ex leader studentesco serbo del movimento anti Milosevic “Otpor”, allora impegnato ad organizzare la “Rivoluzione arancione” in Ucraina. “Un po' per idealità, sostiene Stanko, ma certo anche per soldi, da buon professionista. Socio fondatore dell'organizzazione non governativa serba «Center of not violent resistence», registrata a Belgrado. Accrediti professionali, oltre a quello di Slobodan Milosevic che attende in galera la sentenza del Tribunale internazionale dell'Aja per crimini di guerra (allora era ancora in vita, NdR) , la caduta dell'ex presidente georgiano Eduard Shevardnadze [...]”. Rileggo la cronaca d'allora e recupero memoria. Per Stanko Lazendic e soci, corsi di addestramento alla “Resistenza non violenta” a Budapest, nel protettorato Nato della Bosnia e in Montenegro. Da Stanko ottengo il nome di almeno un «docente» e le molte sigle di chi pagava i conti di quelle trasferte di «studio». “Nel marzo del 2000, uno dei docenti all'Hilton di Budapest, fu un certo Robert Helvi, già colonnello della Cia, operativo a Rangoon e Burma. L'Ex colonnello Cia (esiste un «ex » in qualsiasi Servizio segreto?), aveva illustrato i 500 modi «non violenti» per destabilizzare un regime autoritario. In pratica una rilettura del libro di Gin Sharp, «Dalla dittatura alla democrazia » . Tecnica del Colpo di Stato col Guanto di Velluto”.

Ricordo l'ex studente serbo negare alcuna dipendenza dalla Cia. «Noi non siamo della Cia, né lavoriamo per la Cia. Se così fosse, guadagneremmo molto, molto di più dei pochi soldi che riceviamo. Una miseria per i rischi che corriamo». Sarà pure poco, ma chi paga? “La generosità democratica in Serbia, Ucraina, Georgia eccetera, esce dai conti correnti di Us Aid, dall'Istituto Internazionale Repubblicano o dal suo gemello Democratico (Ndi), dalla fondazione Soros o dalla Freedom House, dalle tedesche «Friedrich Ebert» e «Konrad Adenauer» o dalla britannica «Westminster». Le mie trasferte in Ucraina sono state pagate dalla Westminster britannica e dall'American Freedom House. In Georgia, contro Shevardnadze, pagava Soros”.

La serba Otpor in formato esportazione partorisce così «Kmara» (Basta) a Tbilisi, e «Pora» (E' ora) a Kiev. Archivio di lontane memorie. Non ho testimonianza personale di “Kmara”, la “rivoluzione” filo occidentale che fece cadere l'ex-leader della diplomazia nella perestroïka, Eduard Ambrosievitch Shevardnadze e portò al potere l'attuale premier Mikhaïl Saakashvili. “Misha”, vincendo le elezioni del 2004, è da allora il Presidente della Georgia. Conoscitore delle tecniche di comunicazione di massa, apertamente filo-occidentale, “Misha” ha condotto efficaci e popolari campagne contro “la corruzione”. Questo giovane avvocato, allora di 35 anni, ha perfezionato i suoi studi alla Columbia University di New York. Torniamo per un attimo al mio intervistato serbo di Novi Sad, Stanko Lazenvic. Prossimi impegni professionali, Stanko? (chiesi allora, 2004. NdR) «Vedremo. Dopo gli ottimi risultati ottenuti in Serbia, Georgia e Ucraina, spero che avremo altri contratti. Stiamo già lavorando un po' in Bielorussia e siamo in corrispondenza con l'Azerbaijan. Vedremo». Infatti, stiamo vedendo.

Da “Monthly Review” del 2007 (mensile americano, fondato a New York nel 1949, che ebbe, tra i suoi primi collaboratori, Albert Einstein). “ I metodi per manipolare le elezioni straniere sono cambiati dai tempi delle operazioni di cappa e spada della CIA ma gli obiettivi generali del dominio imperiale sono immutati. Adesso il governo U.S. in molti casi conta meno sulla CIA e più su iniziative relativamente trasparenti, intraprese da organizzazioni sia pubbliche sia private, come il National Endowement for Democracy (NED), l'U.S. Agency for International Development (USAID), la Freedom House (Casa della libertà), l'Open Society di George Soros ed una rete attorno al mondo di altre organizzazioni politiche professionali ben finanziate, pubbliche e private [...] Rispetto ai modi clandestini e scopertamente aggressivi con i quali la CIA portò avanti le sue incursioni destabilizzanti dalla fine dagli anni ‘40 alla metà dei ‘70, le attuali forme di manipolazione elettorale sono promosse come “costruzione della democrazia”. Interventi elettorali cruciali per gli obiettivi politici globali degli U.S., per consolidare i vincoli americani con i governi stranieri e stabilire alleanze economiche e militari.

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