mercoledì 10 giugno 2009

La Cina fa shopping in Italia

http://www.repubblica.it/2008/06/rubriche/piazza-asiatica/urso-pechino/urso-pechino.html

Il governo cinese effettuerà una missione di acquisto a fine giugno in Italia per acquistare beni strumentali e prodotti italiani, in particolare energia e tecnologia". Lo ha annunciato il viceministro allo Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero, Adolfo Urso, dopo aver incontrato a Pechino l'omologo cinese Gao Huceng, a cui ha consegnato una lista di oltre 300 aziende italiane interessate a vendere beni e prodotti a investitori cinesi. "La lista è stata elaborata d'intesa con Ice, Confindustria, Confapi e diverse associazioni di categoria, da Ucimu a Federmacchine, - spiega Urso - Quasi la metà delle aziende presenti nella lista appartengono al settore dei macchinari, il resto ai comparti moda e arredo-casa, farmaceutica, agro-alimentare e alta e altissima tecnologia. La Cina dispone di molta liquidità, un forziere di oltre 100 miliardi di dollari. Risorse fresche pronte per essere investite in Europa. Fino ad ora a beneficiarne erano state Germania, Gran Bretagna e Svizzera". L'ultimo shopping cinese dello scorso febbraio si concluse con una missione di acquisto di 13,5 miliardi di euro ma l'Italia rimase tagliata fuori. Ora tenta di recuperare terreno e di accreditarsi come una mèta appetibile per i capitali cinesi. Un progetto cinese in Sicilia promosso dal gruppo HNA (holding cinese attiva nella logistica con un fatturato di oltre 25 miliardi di euro) porterebbe alla creazione di un aeroporto intercontinentale nella Sicilia orientale e a una piattaforma logistica integrata nel triangolo che va dal porto di Augusta all'aeroporto di Catania. Nel 2008 l'export italiano in Cina è stato di 6,4 miliardi di euro, in crescita del 2,5% rispetto al 2007, ma ben 4 volte inferiore rispetto all'import. Oltre il 40% del nostro export è rappresentato da macchinari e apparecchiature. L'Italia è il quinto paese nella UE per flusso di investimenti diretti in Cina dopo Regno Unito, Germania, Paesi Bassi e Francia. I principali settori in cui operano le imprese italiane sono: autoveicoli, trasporti aerei e marittimi, idrocarburi, petrolchimica e ingegneria, aeronautico, telecomunicazioni, opere civili, farmaceutico e sanitario. Per il 2009 si prevede un aumento delle esportazioni cinesi del 19% a livello mondiale, in calo rispetto al +27% degli ultimi cinque anni, mentre la crescita del PIL cinese sarà pari al 6,5%, in diminuzione rispetto al +9% registrato nel 2008 e al +13% del 2007. Per far fronte alla crisi mondiale, Pechino ha varato un piano di sostegno e rilancio economico da 486 miliardi di dollari da utilizzare entro il 2010. Ieri intanto la Cina ha nuovamente aumentato gli sgravi fiscali all'export, per rilanciare le vendite sui mercati esteri. La nuova tornata di aiuti fiscali all'export - la settima dall'inizio della recessione globale - beneficia ben 2.600 prodotti tra cui esportazioni agroalimentari, macchinari, calzature, giocattoli. Pechino ritocca al rialzo le previsioni sulle vendite automobilistiche. Unico mercato a sfidare la crisi, quello cinese ha già superato la soglia dei 10 milioni di vetture vendute su base annua, collocandosi al primo posto mondiale e sorpassando così gli Stati Uniti. Adesso le associazioni di settore prevedono che entro la fine del 2009 le vendite raggiungeranno 11 milioni di autovetture. (9 giugno 2009)

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