venerdì 17 aprile 2009

Obama apre al dialogo con Cuba

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200904articoli/42886girata.asp

CUMANA (VENEZUELA)
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha rilanciato oggi da Città del Messico i segnali di apertura nei confronti di Cuba, esprimendo l’auspicio che l'isola «sappia rispondere alla buona fede dei nostri sforzi» per arrivare ad una nuova fase delle relazioni tra i due Paesi. «Cinquant’anni di gelo non si risolvono dalla sera alla mattina - ha detto Obama nella conferenza stampa tenuta con il presidente del Messico, Felipe Calderon -. Noi abbiamo preso iniziative importanti. Ma si possono ottenere risultati solo se anche Cuba fa dei passi e si dimostra pronta a rispondere alla buona fede dei nostri sforzi». Il governo cubano secondo Obama «deve manifestare la volontà di fare passi che vanno al di là di questi ultimi 50 anni». Obama ha chiesto a Cuba di impegnarsi per quanto riguarda «i diritti umani, la libertà di stampa, la libertà di opinione, la libertà di movimento». «Spero che i segnali che abbiamo mandato siano chiari: vogliamo essere aperti nei confronti di Cuba e impegnarci per una nuova fase dei rapporti» ha concluso Obama.

Il presidente Usa ha daltronde già allentato la morsa nei confronti dell'isola caraibica: lunedì infatti ha ordinato la revoca delle restrizioni ai viaggi e alle rimesse per il milione e mezzo di cubano-americani con parenti a Cuba; e ha spiegato che si tratta di un’iniziativa di «buona volontà» perchè migliorino non solo le relazioni cubano-statunitensi, ma si «mettano in moto la creatività e l’energia del popolo cubano». Ma il presidente Usa è per ora ancora contrario a levare l’embargo.

Da parte sua il presidente cubano Raul Castro è disponibile a dialogare con gli Stati Uniti di democrazia, libertà e diritti umani e qualunque altro tema, compreso lo scambio di prigionieri, purchè a parità di condizioni. «Abbiamo mandato a dire al governo nordamericano, in privato e in pubblico, che quando loro vorranno, potremo discutere tutto», ha detto Castro con un appassionato discorso al vertice dell’Alba (L’alternativa bolivariana per le Americhe), alla vigilia del VI summit delle Americhe, che comincia oggi alla presenza di Barack Obama. «Diritti umani, libertà di stampa, prigionieri politici, qualunque cosa, qualunque cosa di cui vogliano parlare», ha aggiunto Castro.

Già nel dicembre scorso, durante una visita ufficiale in Brasile, il presidente cubano aveva lasciato capire che era disposto a scambiare con Barack Obama i prigionieri dissidenti rinchiusi nelle carceri dell’isola, in cambio dei «cinque eroi» dell’Avana, gli agenti cubani detenuti negli Stati Uniti. «Se vogliono i dissidenti, li mandiamo domani, con le famiglie e tutto, però devono restituirci i nostri cinque eroi», aveva detto alludendo a Gerardo Hernandez, Rene Gonzalez, Antonio Guerrero, Ramon Labañino e Fernando Gonzalez,, arrestati in Florida il 12 settembre 1998. In Venezuela il presidente cubano ha aggiunto che il dialogo con gli Stati Uniti deve avvenire «in eguaglianza di condizioni»: «Senza la minima ombra sulla nostra sovranità e senza la benchè minima violazione al diritto all’autodeterminazione del popolo cubano».

Nell’incontro in Venezuela, i rappresentati dei Paesi che compongono l’Alba -oltre al presidente cubano, i leader di Bolivia, Ecuador, Honduras, Nicaragua, Paraguay, Venezuela- hanno abbandonato i temi economici per elaborare una dichiarazione congiunta in cui si sottolinea la necessità di togliere l’embargo economico a Cuba (un tema su cui c’è praticamente l’unanimità in tutta l’America Latina). Evo Morales, presidente della Bolivia, ha annunciato che presenterà una proposta di risoluzione in cui si chiede di riconoscere la piena libertà di commercio dell’isola; esattamente come altri leader latino-americani, Morales ha anche criticato il fatto che Cuba rimanga ai margini dell’Organizzazione degli Stati Americani (l’Oea), perchè il suo governo si è dichiarato marxista-leninista. È probabile dunque che il vertice delle Americhe si svolga proprio all’ombra di Cuba, il Paese assente.

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