lunedì 13 aprile 2009

Caduta di una repubblica

http://olivero.blogautore.repubblica.it/2009/02/10/caduta-di-una-repubblica/

C’era una volta una repubblica nata dalle ceneri di una sconfitta, oppressa dai debiti di guerra, guida di un popolo punito perché chi perde ha sempre torto. Una repubblica in cui era difficile avere fiducia, schiacciati come si era tra povertà, iperinflazione, disoccupazione e l’arrivo di quella che passerà alla storia come la Grande depressione. Una repubblica che tra i suoi stessi cittadini aveva molti nemici. Nemici che non potevano tollerare di dividere il potere in un sistema democratico. Che non ne avrebbero mai riconosciuto la legittimità e mai lo fecero fin dal giorno della fondazione. Uomini di destra, uomini d’affari, nobili, funzionari statali, alti burocrati, ufficiali dell’esercito, alte gerarchie ecclesiastiche. Uomini che appoggiarono restando nascosti nell’ombra una nuova destra più dinamica, meno presentabile ma che grazie alle nuove libertà della repubblica cresceva, si diffondeva e spargeva il suo veleno contro ogni minoranza indicandola come responsabile della caduta economica e morale del Paese, impaurendo i cittadini, aumentandone l’insicurezza. La prima destra contava sull’ignavia della maggioranza, la seconda sulla forza della paura e della violenza. Quando raggiunsero il potere, eliminarono quasi tutte le conquiste della repubblica: riduzione dell’orario di lavoro a otto ore, introduzione del sussidio di disoccupazione, un’idea di edilizia pubblica dotata di acqua, gas, elettricità e servizi igienici, il diritto di voto per le donne, una diffusa e vivace libertà di stampa. Alla fine riuscirono ad abbatterla e prima il Paese poi il mondo precipitarono nel caos, nella guerra e nei campi di sterminio.
Il libro è La Germania di Weimar. Utopia e tragedia di Eric D. Weitz (tr.it. P. Arlorio, Einaudi, 38 euro)

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