venerdì 8 maggio 2009

Imparare a votare europeo

penso sia per il nostro paese.. una causa persa...

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08.05.2009 10:05:58
Corriamo il rischio che le elezioni europee si trasformino, favorite in questo anche dal sistema elettorale proporzionale, in un sondaggio di opinione, ad un solo anno dalle elezioni politiche.
Invece, problemi sempre più importanti si stanno addensando sull'Europa. Alcune indicazione di marcia (almeno una, andare avanti o innestare la retro marcia) dovrebbero motivare la scelta degli elettori. Esaminiamo tutti i punti nei quali sarebbe utile che gli elettore ( e magari anche i candidati) si pronunciasse votando con il segno più o con il segno meno.
1 - Trattato di Lisbona
Con l'approvazione a singhiozzo della Repubblica Ceca e con la nevrotica ripetizione del referendum irlandese entrerà (forse) in vigore il trattato di Lisbona. Il trattato era già un pallido compromesso tra le esigenze di un rafforzamento dell'unità europea richieste dal Presidente della Commissione, Romano Prodi dopo la bocciatura francese ed olandese del primo progetto di Costituzione di Giscard d'Estang e Giuliano Amato.
Le difficoltà incontrate nella ratifica, a cominciare dal rifiuto irlandese, hanno ancora di più annacquato il vino proposto da Prodi. La prima scelta dell'elettorato dovrebbe essere quella di riprendere con forza il cammino iniziato con questo trattato. Votare più Europa e non meno Europa. Quali sono le liste europeiste e quali quelle euroscettiche?
2 - Allargamento o approfondimento?
Il trattato di Lisbona prevede due nuovi organi, un Presidente del Consiglio stabile ed un Ministro degli Esteri. Attualmente la Presidenza del Consiglio è ricoperta dal Presidente del Governo Nazionale che presiede all'Europa, per sei mesi di turno. Il Presidente turnante resterebbe con le sue funzioni ma avendo come coordinatore e portavoce dell'attività del governo un Presidente del Consiglio stabile approvato dal Parlamento. Questa idea di una voce unica dell'Europa fuori della rotazione semestrale dei Governi nazionali può essere nulla, poco, molto, a seconda della volontà dei popoli e del Parlamento di dare una vera autorità al Presidente del Consiglio.
Il Ministro degli Esteri già esiste nella struttura europea. Attualmente è Javier Solana. E' una figura simbolica perché tutti i Paesi fanno una loro politica estera autonoma. Realisticamente si tratta soltanto di scegliere alcuni temi straordinari (la gestione in una guerra, la difesa dei principi umanitari, la soluzione di una crisi grave di una area geografica) in cui il Ministro degli Esteri possa avere una funzione autonoma e "sostitutiva" delle varie politiche nazionali, per ottenere una effettiva influenza e presenza europea.
In tutti e due i casi bisogna scegliere tra l'allargamento e l'approfondimento. Più l'Europa si allarga e più debole sarà la voce europea. Come dice il Presidente Giorgio Napoletano è necessario approfondire l'azione comune europea fra quei Paesi che sono maturi per una politica comune. E' il disegno dell'Europa a diverse velocità. E' un progetto che solo l'Italia, paese fondatore può sostenere. Anche qui l'elettore dovrebbe poter scegliere se votare più Europa o votare meno Europa.
3 - La politica della Difesa
Il nucleo di una personalità internazionale consiste nella sua Difesa. L'Europa non ha né un soldat, né un carro armato. Il sogno dei padri fondatori era quello di costruire la Comunità Europea di Difesa (CED). Il tentativo fu fatto negli anni '50. Il Mercato Comune, le regole della concorrenza e perfino l'Euro sono state tappe compensative del fallimento della Difesa. Sono tappe importanti, che devono essere sviluppate, ma che non saranno mai definitive fino a che non ci sarà una Difesa europea. Attualmente l'organismo di difesa comune ( ma non europeo) è la NATO che rappresenta bene il rapporto fra America ed Europa, soprattutto nei confronti della Russia. Ma in un mondo bipolare l'Europa non ha voce nei confronti dell'America. Ci sono fatti nuovi: la Francia è tornata della Nato ed ha chiesto due comandi importanti che eserciterà per conto degli Europei. (Si spera). Con Obama l'America si è resa conto dell'importanza di una partnership dell'Europa. E' il momento per fare la Brigata Europea. Votare si o votare no alla Brigata Europea.
4 - L'Europa e la crisi
L'Europa sta affrontando la crisi a "righe sciolte". Preghiamo Dio che la crisi sia meno forte in Europa di quanto non lo sia nei grandi comparti economici (Usa, America, Cina, Giappone ed India). Se per caso la crisi assumesse caratteri devastanti il nostro andare in ordine sparso si risolverebbe in un massacro. Il piccolo tentativo di Sarkosi di una politica comune per la crisi è stato bloccato dalla Germania della Signora Merkel, fiduciosa ancora delle vecchie regole anti-inflazionistiche. Ma l'assenza dell'Europa porta ad un risorgere delle pratiche autarchiche, velleitarie ed in definitiva controproducenti, in funzione anticrisi. Un tentativo è balenato per pochi minuti in difesa dell'economie pericolanti dell'est europeo. Ma si è subito dissolto. La crisi potrebbe essere una grande occasione per trasformare la zona della libera concorrenza e la zona dell'Euro in una zona di "economia positiva" governata da regole certe e trasparenti, protetta dalle speculazioni, coerente con la caratteristica sociale del benessere europeo. Anche in questo caso si dovrebbe votare per una vera zona economica europea contro una finzione di zona economica.
5 - I confini dell'Europa
L'Europa rischia di peggiorare i suoi rapporti con la Russia se concede troppo alle volontà di rivincita dei paesi che si sono liberati dall' Unione Sovietica. Accettare questi paesi senza mettere loro delle regole precise potrebbe diventare un atto ostile nei confronti di una Russia, non ancora adulta nelle sue scelte politiche. (Gli ultimi casi della Georgia insegnino). Del resto questi paesi guardano più agli Stati Uniti che all'Europa e subire un conflitto con la Russia, che non vogliamo, per scelta di altri, dovrebbe essere l'ultima cosa che ci potrebbe accadere.
Assieme ad un rapporto chiaro e franco di rispetto delle libertà e dei diritti nei paesi cuscinetto (come, per altro, delle libertà e dei diritti all'interno della stessa Russia) bisogna costruire un fiducioso rapporto politico con un Paese, come la Russia, che dal 1815 è decisivo nella storia dell'Europa. Questa è un politica preveggente rivolta al futuro, fatta in piena coscienza che l'Europa non finisce agli Urali.
La Turchia è necessaria all' Europa per la sua posizione geografica, per la sua storia, per la sua funzione mediatrice, per la sua diversità religiosa. Questa diversità è una ricchezza che l'Europa non può perdere. Questa diversità non è in contrasto con le radici cristiane in Europa. Anzi, l'ingresso in Europa di un paese islamico moderato e laico che ha antichi rapporti con noi, valorizza le nostre radici cristiane, come noi valorizziamo la sua appartenenza al mondo islamico. Anche qui si tratta di votare per più Europa o per meno Europa.
6 - Imparare a votare
Come poter individuare candidati e partiti per questa nostra scelta, se non ci sono programmi e se l'attenzione è rivolta alle nostre polemiche interne ? Cominciando a chiedere con i normali mezzi della democrazia a candidati e partiti cosa pensano su questi punti. E' giunta l'ora di imparare a votare.

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