martedì 4 novembre 2008

Se vince Obama

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Se vince Obama,
il figlio degli schiavi...

Jason Reed/REUTERS
Piero Sansonetti
Dopodomani, martedì, si vota negli Stati Uniti e probabilmente si decide molto, moltissimo sul futuro dell'America, e parecchio anche sul futuro del pianeta. Non tutte le elezioni americane sono uguali. Alcune contano di più, alcune di meno. Questa conta moltissimo, come quella del '32, quando vinse Roosevelt, come quella del '60, quando vinse Kennedy, come quella della svolta a destra, nell'80, quando vinse Reagan. Sapete tutti come stanno le cose. Si sfidano due candidati, uno bianco, ex militare, repubblicano, conservatore, molto amante del mercato, e convinto che la guerra sia spesso una buona opzione. Si chiama McCain è uno dei pochissimi, forse l'unico eroe del disgraziatissimo conflitto del Vietnam. L'altro candidato è nero, ha un papà africano, è giovane, è liberal, ha una idea più pacifica delle relazioni internazionali ed è un po' meno innamorato del mercato. Si chiama Obama, è - in tutta la storia degli Stati Uniti - il terzo nero che è riuscito ad entrare nel Senato, vera e propria roccaforte dell'America bianca; ed è il primo che è riuscito a superare tute le diffidenze razziali e a vincere le primarie democratiche e dunque a giungere a un passo della presidenza.
Noi sappiamo cosa succederà se vincerà McCain. E ne siamo, francamente, terrorizzati. McCain è un personaggio più "pulito" moralmente di George W. Bush, che era un po' un ritratto della corruzione e della degenerazione politica. Ma McCain, proprio perché, forse, più autonomo e di personalità più spiccata, davvero è pericolosissimo. Punterà a ristabilire il prestigio distrutto e la forza svanita degli Stati Uniti nel mondo. Lo farà con l'unico strumento che padroneggia: l'esercito, la guerra.
Se vincerà Obama, non sappiamo ancora che presidente sarà. Però siamo sicuri di due o tre cose. Che per la prima volta nella storia dell'umanità, un nero, un afroamericano siederà sul tetto del potere del mondo. «Vendicando», se possiamo dire così, la barbarie atroce - lo schiavismo - sulla quale nacque la grande civiltà americana e la sua egemonia su tutto l'Occidente. E siamo sicuri che cercherà di affrontare la crisi economica, rivalutando quelle idee e quei mezzi (l'intervento dello Stato in economia, lo sviluppo del welfare, etc) che il reaganismo aveva spazzato via. Se vince Obama il reaganismo è definitivamente seppellito. Quasi un trentennio di storia di capitalismo moderno si concludono. Cioè scompare la forma di capitalismo che meglio hanno conosciuto le ultime generazioni. E si apre una grande sfida. Vengono in superficie le grandi domande: è giusto accumulare ricchezze in poche mani? Fino a che punto è lecito? E' giusto redistribuire? Quanto può decidere lo Stato su questi temi? E' ragionevole pensare a un mondo non più rigidamente diviso tra ricchi e poveri? Il mercato può essere ridimensionato?
Non sappiamo se Obama, in caso di vittoria, troverà le risposte. E' già molto pensare che si porrà queste domande.

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