mercoledì 4 marzo 2009

Yunus: «Contro la crisi serve il social business»

http://www.liberazione.it/ pag. 2

Valerio Venturi
Milano
Muhammad Yunus, il "banchiere dei poveri", è venuto nella capitale della finanza nostrana per spiegare agli italiani qual è l'antidoto alla crisi economica. La cosa curiosa è che il premio Nobel per la Pace 2006, inventore del social business, dice che solo l'etica ci può salvare dall'abisso. Ideatore di un sistema di piccoli prestiti destinati ad imprenditori poveri per ottenere denari dai circuiti bancari tradizionali, Yunus si dedica anima'e'core alla Grameen Bank, di cui è direttore dall'83. Alla fondazione Cariplo, che lo ospita, è applauditissimo.

Per quale motivo ha inventato il microcredito?
Ho avuto l'impressione che ci fosse qualcosa, nel sistema generale, che non andasse bene; ben prima della crisi economica. Continuo a fare quello che ho cominciato a fare 33 anni fa, quando ero all'università e chiesi alle banche del mio villaggio di prestare soldi ai poveri. Mi dissero che non si poteva fare perchè sono insolvibili. Per me non aveva senso.
...E così ha fondato la Grameen Bank.
Siccome una banca come volevo io non c'era, l'ho fatta. Ha funzionato. Mi dicevano: «se vai avanti crollerà tutto». Invece di passi ne ho fatti molti e la Grameen ha funzionato. Questo perchè non conoscevo le attività bancarie. Il mio pensiero era fresco, slegato da regole e idee; se avesi fatto un corso, per dire, non sarei riuscito nel mio obiettivo. Ho usato il buonsenso, facendo cose semplici. La nostra banca appartiene ai beneficiari del credito, non ai ricchi, e quindi fa tutto il contrario delle banche convenzionali. La nostra è dei poveri e delle donne: 8 milioni di persone in Bangladesh sono state aiutate, più di 100 milioni di $ al mese sono dati in prestito.

L'attuale crisi economica colpirà anche la Graamen Bank?
Non abbiamo problemi per una ragione semplice: siamo vicini all' economia reale. Se prestiamo 100 dollari, ci sono animali, frutta, beni che fanno garanzia..Conta qualsiasi cosa abbia valore. Non c'è niente che si basa su carta che rincorre carta, speculazioni; niente che appartiene ad un mondo estraneo. Noi siamo terra terra e non rischiamo perchè viviamo nel mondo reale. Detto ciò: chi soffrirà sul serio, per la crisi? I poveri, ovvero la metà della popolazione: perderanno tutto. Il paradosso è che i degenti sono le vittime ultime; non hanno creato la crisi, che è nata semmai in un solo paese, ma saranno puniti.

Il sistema è colpevole. Ma cosa intende per "sistema"?
I concetti, le istituzioni, le politiche. L'istituto della finanza, fatto di componenti settarie. Solo 1/3 della popolazione mondiale fa ricorso alle banche convenzionali, gli altri vivono come se non esistessero. Quando l'economia non riesce ad avere finanziamenti dagli istituti di credito, il sistema fallisce: la banca non dà, se non ha. Ma questo come può coinvolgere chi non ha mai avuto rapporti con una di esse?

Quale la filosofia di fondo del microcredito?
Alla base c'è un altro concetto di essere umano, cui corrisponde un altro mondo possibile. La massimizzazione del profitto si basa sul fatto che gli umani sono egoisti. Si può accettare; ma abbiamo anche un altruismo a volte più forte. E' in tutti gli esseri umani e non si può rinnegare. Partiamo da qui. Perchè dobbiamo lasciare l'economia, scienza sociale, se la si puo' usare per il bene? Posso fare carità, ma con il microcredito apro alla prospettiva di un cambiamento. Fare i soldi diventa un mezzo. Se si nega questo concetto, tutto rimarrà uguale.

Chi vuole fare business per gli altri?
Non tutti, ma la gente è più folle di quello che si crede. Si tratta di usare il denaro per rendere felici le persone. Molti bangladesi con il microcredito sono usciti dall'analfabetismo. Quelli che chiedevano soldi hanno mandano i figli a scuola. Sono diventati docenti, ingenieri, medici... Generazioni nuove che hanno capacità professionali incredibili, libere dalla povertà e autonome. Tutto questo è nato dalla banca. La realtà è che se c'è supporto cambia tutto. La povertà è creata dal sistema che abbiamo costruito; se una piccolo gesto può cambiare l'esistenza, come biasimare i poveri perchè sono poveri? Loro sono come i bonsai: il seme è quello di un albero altissimo che in un vaso da fiori non cresce. ...Non abbiamo dato spazio sufficiente a certe persone. Ma il potenziale del seme è sempre lo stesso. I degenti, solo, non sono sul terreno "vero".

Le aziende vogliono profitti.
Ma le aziende sono fatte di uomini come noi. Occorre aprirsi a nuova attitudine. Se introduciamo il social business nel sistema, la crisi non tornerà. Dobbiamo chiedere, porre le domande giuste che provocano cose, per fare in modo che ogni generazione costruisca un mondo migliore e più bello. Magari un giorno si creeranno i musei della povertà; perchè nessuno saprà più che cos'è.


03/03/2009

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